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L’AMBASSADOR SUUNTO ROBERTO ANDREOLI E #RUN106PIETRO - DALLA CORSA NEL DESERTO ALLA RACCOLTA FONDI PER LA RICERCA MEDICA IN FAVORE DEI BAMBINI.

30 agosto 2017

Run106Pietro Roberto Andreoli dalla corsa nel deserto alla raccolta fondi per la ricerca medica

 

Run106Pietro – L’iniziativa charity di Roberto Andreoli.

Suunto è a fianco di grandi sportivi e straordinari esploratori, e non solo. Nel 2017 per esempio ha deciso di offrire un supporto ad una storia delicatissima, in cui ancora una volta è nel valore del tempo e nella costanza ritmica di ogni battito, la medicina e la cura anche dei dolori più grandi. La storia è quella di una persona che potremmo definire “normale”, della porta accanto per intenderci. Parliamo di Roberto Andreoli, milanese classe 1977, che nella vita ricopre il ruolo di direttore della Divisione Cloud ed Enterprise di Microsoft Italia. Roberto ha messo in campo un importante progetto di raccolta fondi per la ricerca medica, in particolare nei confronti del neuroblastoma, terribile malattia che colpisce ogni anno tanti bambini, come il suo Pietro, venuto a mancare a soli 6 anni. Ecco la sua storia e i suoi nuovi progetti, quelli di un (speciale) atleta charity Suunto.

 

Una piccola stretta per un grande coraggio.

 “A volte penso che sia stato il mio piccolo Pietro a farmi calzare le mie prime scarpe da corsa. Probabilmente le conservo ancora. Di certo non avrei mai immaginato che con quelle o con altre avrei percorso tutti quei chilometri. Passi difficili, a volte tentennanti, a volte dubbiosi ma poi sempre più convinti e sorridenti.

I primi chilometri di corsa li ho percorsi intorno a casa mia, isolato dopo isolato. Ogni passo in più era un piccolo traguardo. La mia prima vittoria, quella che mi stava facendo vincere la sfida più importante, quella con me stesso e con una vita che dovevo e volevo cominciare a ricostruire. Lo dovevo a me, a mia moglie Enrica, a mio figlio Riccardo, a Emma che nel frattempo era arrivata a illuminare il nostro difficile orizzonte (poi sarebbe arrivato anche Michele).

A volte ci si trova di fronte a cose inspiegabili che un uomo e soprattutto un genitore non dovrebbe mai vivere. La morte di un figlio ti distrugge, ti mette al muro. Pietro ci ha lasciato a soli sei anni per una malformazione arterovenosa alla base del cervelletto. Ha lottato duramente, con ingenua e inconsapevole forza. La stessa forza che a volte riusciva a trasmettere a me e alla quale mi sono attaccato per trovare il coraggio di non farmi inghiottire da quel muro di disperazione.

E allora accade che si riesca a ripartire proprio da lì, da quel “lì” che ti ha distrutto e da lì si trovi la forza di rimettersi in gioco, di rinascere come Persona e come Uomo. Ero a un bivio. Pigro, fortemente sovrappeso, fumavo… ebbene sì! Ho cominciato a seguire un regime alimentare che ben presto mi ha fatto perdere i primi kg e ho cominciato ad alzarmi dal mio divano, piacevole compagno di pigrizia per molti, troppi anni.

Il mio primo pettorale era di plastica. Lo ricordo con tenerezza. Era l’aprile del 2012 e anche se sapevo che non ero assolutamente pronto mi sono iscritto alla ‘non competitiva’ di Milano, la Stramilano. I primi dieci km, un sacco di gente, passeggini, palloncini colorati. E anche io ero lì con il mio carico di orgoglio e di emozione. Mi sembrava di avere tutti gli occhi addosso. Naturalmente non era così.

Forse, anzi sicuramente, di occhietti ne avevo solo due puntati su di me. Erano piccoli e vispi. Ma li vedevo solo io. Pietro era lì, con il mio stesso pettorale di carta, e quando dopo quasi un km e mezzo non ce la facevo già più, mi ha preso per mano e ‘spronato’ a continuare, a non mollare perché insieme avremmo dovuto raggiungere il primo di altri obiettivi. E così è stato… dopo chilometri che sembravano eterni sono arrivato all’Arena di Milano dove mi aspettava la mia prima piccola (ma grande) medaglia”.

 

Roberto Andreoli e la rete del dono per la raccolta fondi

La maratona della speranza. 

“Subito dopo la mezza competitiva e l’anno dopo un’altra Arena. Questa volta lo scenario era un altro, era quello di Verona e i chilometri erano quarantadue e 195! La mia prima maratona. Il pettorale non era più di plastica ed era appoggiato alla mia maglia verde. Verde come la speranza, come i colori dei prati. Verde come i colori della società sportiva alla quale mi ero iscritto, la DiPo Vimercate. Avevo smesso di fumare, avevo perso più di 40 kg. Mi vedevo diverso. Ho cambiato taglia, modo di vestire”.

 

Roberto Andreoli corsa nel deserto per iniziativa charity

La raccolta fondi a favore della ricerca medica contro il Neuroblastoma.

“È proprio vero… il sole risorge sulle nostre vite. Anche quando non riusciamo a vederlo. La corsa era diventata ormai parte della mia vita. Il motore che riusciva ad accendermi. Dopo ogni allenamento, nonostante la fatica mi sentivo carico e pieno di energia. Ognuno di noi può indossare un paio di scarpe e cominciare a correre. Ognuno di noi può porsi i propri obbiettivi, piccoli o grandi che siano e tentare di raggiungerli. Io ci ho provato e ed è così che sono arrivato al deserto…

Tra il 4 e l’11 dicembre 2016 io e Pietro, con il nostro pettorale numero sei, abbiamo partecipato alla ‘100 km of Namib Desert‘, una corsa in uno dei più belli ed antichi deserti del mondo. Fin da subito ho voluto che il progetto #Run106Pietro fosse legato a una raccolta fondi a favore della ricerca contro il Neuroblastoma, tumore che purtroppo colpisce molti bambini. La cifra da raggiungere era forse troppo ambiziosa ma volevo, con l’obiettivo di 21.200 euro, dare il mio contributo alla ricerca”.

 

Correre nel deserto per finanziare la ricerca medica

 

Andare oltre l' "Extra Mile"

“I km in realtà erano 104 ma all’arrivo della tappa conclusiva ne avrei aggiunti altri due, fino a raggiungere il numero sei. Sei come gli anni che ho vissuto con Pietro. È così è stato. Io e lui – insieme – abbiamo percorso tutte e quattro le tappe e ancora una volta, per mano, abbiamo calpestato la sabbia di una delle dune più alte del mondo dove hai realmente l’impressione di toccare il cielo o addirittura che il cielo tocchi te”.

E lì tra il rumore del vento non ho sentito più nulla; la fatica, la sete, il caldo a tratti insopportabile e persino il dolore alla gamba – che mi seguiva ormai da mesi –  come spariti, anestetizzati, per dare finalmente spazio alle emozioni e alle lacrime, questa volta di felicità.

Ed è con il cuore e con un gesto che vale più di mille parole (ormai simbolo di della mia #Run106Pietro) che io e i miei compagni di avventura, mano nella mano, abbiamo tagliato il traguardo di un percorso duro, difficile ma che mi ha dato veramente tanto.  Lì mi aspettava la medaglia più bella”. 

 

Correre per dare una speranza ai bambini malati di tumore

 

"Tornare a Crederci" - lo speech al TEDxVarese

“Lo scorso 16 giugno ho partecipato come relatore alla prima edizione di TEDxVarese, dove il tema scelto è stato: “Tornare a Crederci”. TED è un evento annuale che raduna le migliori menti e i migliori maker del mondo per diffondere idee importanti in qualsiasi disciplina, dalla tecnologia all’intrattenimento, dal design alla scienza, fino alle scienze umane, al business e allo sviluppo. E ho parlato della mia esperienza, di cui ringrazio Suunto per il supporto tecnico che mi ha garantito nella #Run106Pietro, che mi garantirà all’Orobie Ultra-Trail® 2017 e per il mio nuovo e importante progetto del prossimo autunno...

 

La nuova sfida: Desert4KIDS

Dunque non possiamo fermarci, dobbiamo continuare a dare il nostro contributo. Per questo motivo ho deciso di sfidare un altro deserto e a novembre partirò per l’Oman. Sarà una gara dura, non solo per i 165 km, ma perché sarà in autosufficienza, cioè l’Organizzazione non mi fornirà il cibo, il materiale per dormire, per cambiarmi, etc ... ma solo l’acqua per non morire di sete. Questa mia nuova sfida si chiama #desert4KIDS”.

 “Il deserto è diverso, ma lo scopo è lo stesso: anche quest’anno sosterrò la ricerca contro il Neuroblastoma insieme a all’Associazione UNA-Milano ONLUS. L’Associazione sosterrà un programma di sperimentazione (condotto presso la Pediatria dell'Istituto Nazionale dei Tumori di Milano) di una cura per pazienti con neuroblastoma resistente alle terapie convenzionali, e che prevede lo studio di una terapia ad alte dosi con traccianti radioattivi che colpiscono selettivamente le cellule tumorali insieme ai chemioterapici. Il programma verrà svolto in collaborazione con diversi Centri che si occupano dello studio e della cura del neuroblastoma a livello europeo”.

 

 

Correte con me!

Info Rete del Dono: https://www.retedeldono.it/it/roberto.andreoli/desert4kids 

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