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Ernesto Ciravegna. Dal deserto del Ciad al Mezzalama.

10 aprile 2017

 

Ernesto Ciravegna  corre nel deserto con lo Sport Smart Watch Suunto Spartan Ultra

DAI 37C° DEL DESERTO DEL CIAD FINO AL MEZZALAMA: L’ESPERIENZA ESTREMA DI CIRAVEGNA

Dal trail running alla corsa desertica nel Ciad, per “Ciravegna” tutto è possibile! Qual è il segreto?

“Nessun segreto... solo la volontà, il desiderio di rinnovarsi e affrontare nuove sfide. Per me il trail running rappresenta la palestra. Il divertimento è affrontare sfide in ambienti estremi che mi affascinano in modo particolare, quali l’alta montagna, dove c’è la neve, fino ai deserti, oppure in contesti completamente diversi dai consueti, come l'Inca Trail Marathon in Perù o la Big Five in Sud Africa o ancora l'UTRB alle isole Mauritius”. 

 

Parlaci della trasferta nel Ciad? Paese complicato sotto tutti i punti di vista?

“Abbiamo avuto la possibilità unica di entrare in un angolo di mondo che in altro modo non ci sarebbe stato possibile raggiungere. L'organizzazione francese di J.P. Allaire, infatti, ha evidenti contatti col governo e la polizia militare del Ciad e così, piano piano, questo Paese si sta avvicinando a una ‘primitiva’ forma di turismo. Li tutto è tenuto sotto controllo dai militari attraverso la forza delle armi e la repressione. Noi abbiamo potuto raggiungere la regione dell'Ennedi, dove si è svolta la gara, attraverso appunto il supporto del governo militare che ci ha messo a disposizione 2 aerei militari che, dalla capitale N'Djadema, in 2 ore ci hanno portato a Fada: un punticino nel deserto dove non esiste un aeroporto civile, ma solo una pista d'atterraggio per mezzi di soccorso o militari. Si tratta di un percorso questo di ben di 1.600 km, che nelle precedenti edizioni veniva coperto in bus in 3 giorni di viaggio! Da Fada, sempre scortati, utilizzando 36 fuoristrada 4x4, che ci hanno centrifugato per altre due ore, ci hanno portato al campo base distante 120 km, In un angolo di mondo incantato”. 

 Correre nel deserto con un orologio GPS per il trail running Suunto

Quanto è durata la permanenza? Sappiamo che al rientro c’è stato qualche problema di salute?

“Il tutto è durato 8 giorni, compreso il viaggio e 5 di permanenza al campo base. Nei primi 4 giorni tutto è andato per il meglio, ero in ottima salute, ma dal quinto la storia è cambiata... c'era da aspettarselo e mi ritengo fortunato che per quanto mi riguarda. Il ‘problemino’ si è manifestato dopo la gara… la salomonella in sostanza è il minimo che possa capitare, pur cercando di osservare le più banali norme igieniche per evitarla. Tutto questo perché i beduini che gestivano la cucina, sebbene istruiti sul da farsi, lavoravano con criteri loro, popolo che ha anticorpi molto più forti e, poi, non conoscono l'amuchina, non sanno cosa vuole dire lavarsi le mani dopo aver fatto i propri bisogni, non separano la verdura cotta da quella cruda e, infine, il punto di ebollizione dell'acqua per bere tea o caffè viene raggiunto saltuariamente. Le conseguenze insomma sono intuibili”.

 

Sei anche (o prima) Medico oltre che atleta e cosa significa correre nel deserto a livello metabolico?

“L’escursione termica è notevole, si passa dai 5 C° ai 37 C°, poi c’è molto vento, l’aria è secca e non fa percepire la sudorazione, mentre il terreno sabbioso e roccioso mette a dura prova appoggi e catene muscolari abituate a correre sul 'duro'. Correre laggiù vuole dire avere sabbia che ti entra ovunque, si formano facilmente vesciche perché essendo in piena autonomia idroalimentare si ha sulle spalle carichi importanti. L’unica ‘certezza’ è affidata a un device GPS fornito dall'organizzazione per la traccia. Questo mix di ingredienti crea un'adrenalina incredibile. Li non bisogna solo saper correre, ma serve continuare a mantenere il proprio sistema sensorio vigile e al 100% per fare la scelta giusta e prevenire sete, fame, vesciche, caldo o freddo, anticipando lo stimolo - che spesso non è percepito - prima che sia troppo tardi. Si ottiene ciò programmando bene la gestione del cibo, dell'acqua, del cambio calze, etc., prima appunto che insorga il problema, sennò è troppo tardi”.

 Ernersto Ciravegna dal deserto del Ciad al Mezzalama 2017

Lo spazio, il silenzio, i passi sulla sabbia in solitaria… sei tornato anche tu con il “mal d’Africa”?

“Ne ero già tornato dalla Giordania nel 2011. Sono passati 6 anni e ogni giorno di questi mi ripromettevo di tornare a fare una gara nel deserto. Ora questa sensazione è ancora più presente! . È difficile da spiegare per chi non c'è mai stato, non so esprimere cosa porti un cittadino a sviluppare questa ‘dipendenza', ma una cosa è certa: gli spazi sconfinati, quei silenzi, i colori, credo che siano unici e la mente voglia, nel tempo e inconsciamente, riassaporarli”.

 

L’attenzione è ora puntata sul Mezzalama, ma lo sci alpinismo non è propriamente il tuo habitat. Raccontaci un po’, è una sfida, una scommessa, cosa?

“Il Mezzalama rappresenta il desiderio di rinnovarsi, la voglia di accettare nuove sfide, la curiosità di mettersi alla prova in uno sport a livello agonistico che finora ho affrontato nei weekend ‘solo’ con lo spirito escursionistico CAI. Questa sfida ha creato un'attenzione mediatica al di là di ogni aspettativa, credo per la curiosità di vedere se due atleti trail running - Ansaldo e io - e un multiatleta come Giovanni Montini possano riuscire a preparare in 4 mesi una delle gare di sci alpinismo più impegnative del circuito, con l’obiettivo di rimanere dentro gli strettissimi cancelli di gara. Sky recentemente ci ha seguiti negli allenamenti a Cervinia, realizzando una serie d’interviste, poi i 3 operatori faranno altre riprese pre, durante e post gara. In totale sono 5 i servizi in onda su Icarus 2.0, a partire da lunedì 13 marzo, più un altro che andrà in onda dopo il Mezzalama. Il peso della responsabilità generato da questo e dalle aziende che ci supportano è sicuramente un ostacolo psicologico in più, che si somma alla nostra scarsa tecnica di base nonostante campioni come Meraldi, Locatelli, Bieler e Follis, si siano prodigati in consigli e facciano il tifo per noi!”.

 Navigazione nel deserto con orologio GPS Suunto Spartan Ultra

Un ‘ultra’ come te con un orologio sportivo quale Spartan Ultra: connubio ideale?

“Non credo serva spendere molte parole per un marchio che è una garanzia. Spartan Ultra è l'ultimo Suunto della mia collezione e con i recenti aggiornamenti si è confermato per quelle che sono le sue potenzialità, infinite e uniche. Movescount credo sia la piattaforma di gestione migliore in assoluto perché chiara, semplice da utilizzare, ricca di contenuti senza dimenticare la possibilità di pianificazione gli allenamenti e di importare ed esportare tracce e di condividere il tutto. Il bluetooth per le notifiche da mobile e il touch screen completano il quadro. Fantastico”.